Le emozioni sono la differenza tra Interior Design e Home Staging

Qualsiasi home stager professionista e opportunamente formata ha molto ben chiare le differenze tra un servizio di home staging e uno di restyling/relooking, lasciando perdere poi il più ampio concetto di interior design che in realtà comprende anche la riprogettazione degli spazi.
Per i non addetti al settore però, prima di procedere, credo sia meglio puntualizzare quali siano le fondamentali discrepanze tra queste due tipologie di interventi.
1) Il relooking o restyling è un servizio rivolto ad un singolo, o ad un nucleo familiare, per la propria abitazione privata tenendo presente le esigenze, i gusti e le abitudini personali. L’utente finale dell’home staging è invece il target di riferimento. L’immobile dovrà infatti conquistare un maggior numero di persone .
2) Il relooking ricerca e rincorre una identità e uno stile che deve rispecchiare il suo proprietario. Ha quindi in genere un carattere forte e ben definito. L’home staging è invece una operazione di marketing . Si ricerca una depersonalizzazione e una essenzialità in modo da poter permettere il potenziale acquirente di rivestire mentalmente l’immobile con il suo gusto e i suoi oggetti personali.
Queste due sono le differenze sostanziali più eclatanti. A partire da queste il discorso si potrebbe dilungare all’infinito tra tecniche, approcci e finalità varie. Ma non è questo il mio intento e vorrei soffermarmi su una ulteriore distinzione, ovvero quella tra Home staging per la vendita e per le strutture ricettive.
Per gli immobili in cerca di acquirente il confine tra i due servizi in questione rimane molto ben distinto. Ma quando si parla di immobili adibiti ad affitti brevi questa distinzione inizia ad offuscarsi e a vacillare. Rimane il fatto che l’home staging è una operazione di marketing rivolta all’utente finale, che sia acquirente o un l’ospite della struttura ricettiva, l’intervento si deve calibrare su di essi. Ma i confini diventano in apparenza molto meno netti in quanto negli affitti brevi è importante creare una identità molto distinta, caratterizzante e ben riconoscibile che possibilmente contribuisca a creare una esperienza di soggiorno unica. E’ quindi una manovra a più ampio respiro che concede stili colori e atmosfere più marcate.
Prima di valorizzare la struttura con una messa in scena e relativa fotografia, l’immobile necessita il più delle volte di un intervento di relooking più o meno invasivo a seconda dello stato di partenza.
Non si tratta solo di introdurre quegli elementi necessari per riuscire a trasmettere le sensazioni strategiche per l’ospitalità, ma anche di correggere l’immagine della struttura.
Nel mio lavoro di home stager molto spesso mi capita di incappare in strutture ricettive con un target medio alto su cui sono intervenuti architetti di interni con grossi budget a disposizione ma con pochissima esperienza nell’ospitalità. Appartamenti e stanze degne di una copertina da Elle Decor che non sono altro che esercizi di stile e di accostamenti di ottimi materiali ma che rimangono completamente decontestualizzate. Ambienti che potrebbero essere in qualsiasi città dell’occidente senza neanche una traccia caratterista della tipologia di destinazione dove si trovano. Mare, montagna, campagna, città. Niente. Nessun indizio. Un ambiente asettico che alla fine non lascerà il segno nel cuore e nella testa dell’ospite. Si parla sempre di ricercare l’engagement attraverso l'esperienza di soggiorno in modo che il cliente possa prenotare nuovamente a struttura e/o consigliarla ad amici e conoscenti. Questo può avvenire solo grazie ad un coinvolgimento emotivo da parte dell’ospite.
Già l’ospite… TI ricordi? Quel famoso target di riferimento che dovrebbe essere al centro di ogni piccola scelta di progettazione quando si parla di interventi di marketing.
Nel caso degli affitti brevi deve quindi essere ancora più centrale la sua esperienza all’interno della struttura. Il creare emozioni per lui. Perché penso che sia questa la vera differenza tra un interior designer e una home stager.
La capacità di creare emozioni per l’utente finale.
E nei casi in cui le due figure professionali non coincidano in un unico professionista, perché non pensare ad una collaborazione in modo da unire le competenze dell’interior designer con quelle più orientare al marketing dell’home stager? In questo modo si creerà un grosso valore aggiunto per entrambe le professioni, certo. Per l’immobile ovvio. Per il suo proprietario, verissimo. Ma ancora di più per il nostro cliente finale !
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MOOD Relooking | Gaia Fucilli | gaia.fucilli@moodrelooking.com +393389106720